Serata al profumo di galani che qualcuno porta per addolcire la discussione intorno alla raccolta di racconti Friday Black, libro di esordio del newyorkese di origine ghanese Nana Kwame Adjei-Brenyah in cui si affrontano pesanti tematiche sociali quali l’irrisolto problema delle razze, la folle società dei consumi in cui si è disposti a “morire dentro” in nome delle cose, il tema del lavoratore sfruttato e la “politica dello scarto”, l’inadeguatezza del sistema sanitario americano, la circolazione delle armi e il pericolo della caduta nella logica “dell’occhio per occhio, dente per dente”. Una vera discesa nei luoghi più oscuri e dell’animo umano, spinto dalle pulsioni negative della prevaricazione, della vendetta, del disprezzo per la vita.
E’ stato difficile leggere questi racconti, misurarsi con la realtà violenta e surreale creata dall’autore: alcuni di noi non sono riusciti a vincere il comprensibile senso di repulsione e smarrimento, altri, invece, hanno cercato di vedere oltre il sangue, oltre la provocazione di immagini volutamente spiazzanti e destabilizzanti.
La riflessione intorno ad essi ha aperto alcuni interrogativi: qual è lo scopo dell’arte e quindi dello scrivere? E’ il bello ? Come si possono dire le stesse cose in modo diverso, senza offendere la sensibilità dei lettori?
E poi, qual è la condizione sociale in cui l’uomo e la società cominciano a degenerare? A cosa servono pace, abbondanza e stabilità economica se i neri sono vittime di razzismo?
Ci si è interrogati a lungo sul messaggio finale di questi racconti: sembra che in tutti non manchi un messaggio di speranza e salvezza e che la visione dello scrittore non sia totalmente pessimistica laddove anche nel contesto più spietato emerge un essere “più umano” degli altri, come una piccola luce che rischiara il buio.
Al termine dell’incontro si decide che il prossimo appuntamento sarà il sabato 21 marzo con il libro “La vita Accanto” di Maria Pia Veladiano.