Il libro Mala Aria si presenta come la rievocazione veritiera dei fatti capitati ad alcuni antenati della scrittrice: è il frutto di approfondite ricerche storiografiche sulla condizione degli abitanti delle paludi del Sile fra fine ottocento e la prima metà del secolo scorso, loro abitudini, usi, tradizioni, credenze religiose e superstizioni, con numerosi approfondimenti sull’ambiente naturale, la flora e la fauna presenti in quelle terre.
Particolarmente accurati sono i ritratti femminili in cui l’autrice cerca di ricostruire i volti delle proprie nonne e bisnonne nel tentativo di dare loro una voce, una possibilità di esistere al di là del tempo e dello spazio e di trovare un riscatto, loro negato in vita: commuove molto la postfazione in cui l’autrice spiega il suo desiderio di cercare attraverso la scrittura una possibile riconciliazione personale con la propria madre che fu protagonista in parte di quei drammatici eventi.
I presenti sono tutti d’accordo nel considerare il libro ben scritto e pieno di pathos anche se i fatti narrati sono di forte impatto emotivo: la lingua inoltre può turbare, piena com’è di regionalismi, termini gergali o legati all’ambito del turpiloquio.
A questo proposito l’opinione generale dei presenti è che l’abuso di termini volgari, blasfemi o offensivi rischi di allontanare il lettore o infastidirlo ma che sapientemente fusi insieme ad elementi poetici e romantici essi contribuiscano a dare vita ad una narrazione realistica, piena di umanità e verità.
Questo è esattamente il caso di Mala Aria: a tutti sembra che in esso realismo e valore letterario siano presenti in buon equilibrio fra loro e che la volgarità non sia assolutamente connotativa dell’opera. Accanto alle descrizioni più crude ricordiamo le delicate rappresentazioni della natura quasi incontaminata delle selvagge paludi veneziane di inizio secolo, vicine alla laguna: le struggenti scene d’amore tra Catterino e Giovanna: la capacità di dare spessore psicologico a tutti i personaggi, anche a quelli apparsi brevemente.
Un senso di disarmante rassegnazione domina i destini dei protagonisti della storia che provano a sfuggire alla povertà e al degrado lasciando il paese natìo per tentare la sorte in Svizzera: proprio questa sottomissione ad un destino che sembra segnato e immutabile ci ha ricordato il romanzo “I Malavoglia” di Verga.
Al termine della serata sorteggiamo il nuovo titolo: “Le Assaggiatrici” di Rosella Pastorino.