Una Pasqua diversa ma non triste!

Cristo è risorto! È veramente risorto! Neanche il Coronavirus dovrebbe strapparci la gioia.

Una signora della parrocchia mi ha chiamato mattina e mi ha detto: “Questa non è una Pasqua triste, è diversa, ma penso che sarà una Pasqua più vissuta”. E poi mi spiegava che gli anni scorsi era talmente indaffarata in tanti preparativi per la festa della Risurrezione del Signore che non riusciva a dedicare del tempo per il Signore che risorgeva. “Quest’anno invece – mi raccontava – riesco a trovare del tempo per meditare e pregare insieme a mio marito e vedo una Pasqua più dedicata a Gesù”.

È vero che siamo bloccati in casa e non siamo riusciti ad andare in chiesa per confessarci e ricevere la comunione, ma non ci sarà virus capace di strapparci Gesù dall’anima. La Pasqua del Signore deve essere innanzitutto del Signore. Approfittiamo dunque tutte le opportunità che avremo per pregare insieme, meditare, leggere qualcosa di spirituale.

Non dimentichiamo, però, che a Gesù farà tanto piacere se celebriamo la Pasqua non solo spiritualmente, ma anche con un buon pranzo, un buon vino, un buon dolce. La festa in famiglia deve essere riflesso dell’allegria dell’anima per la risurrezione di Gesù. La nostra gioia non deve essere bloccata dall’impossibilità di andare a trovare la nonna, gli amici, la comunità parrocchiale.

Al cristiano basta poco per essere felice, perché se ha Cristo nel cuore, possiede tutto! Questa Pasqua sarà senz’altro diversa, ma non dev’esser in nessun modo triste.


Celebrazioni della Domenica

9.30 – S. Messa celebrata dal vescovo Claudio in cattedrale. Sarà trasmessa da TV7 Triveneta (canale 12 del digitale terrestre) e in diretta dal canale Youtube della Diocesi di Padova (Clicca qui).

11.00 – S. Messa celebrata da Papa Francesco nella basilica Vaticana.

18.30 – S. Messa celebrata dai padri della parrocchia di Busa. Sarà trasmessa in diretta via streaming sul canale YouTube vocazione.org (clicca qui).

Adorazione silenziosa in chiesa: 9.30 – 12.00 / 16.30 – 18.00.

Da qui si può scaricare il foglietto della messa domenicale (clicca qui).


Meditazione per la Domenica di Pasqua

La sequenza “Victimae Paschali Laudes”

Questa domenica e durante l’ottava di Pasqua la Chiesa consiglia di recitare la sequenza dopo la seconda lettura della messa. La sequenza è un inno liturgico che vuole predisporci alla meditazione o alla preghiera su un aspetto della nostra fede.

Nella nostra liturgia conserviamo 4 sequenze:

  • Victimae Paschali Laudes, il giorno di Pasqua.
  • Veni Sanctae Spiritus, il giorno di Pentecoste.
  • Lauda Sion Salvatorem, il giorno del Corpus Domini.
  • Stabat Mater, il giorno della Madonna Addolorata.

Oggi vogliamo soffermarci a meditare proprio sulla prima di esse, quella che recitiamo il giorno di Pasqua.

Lode a Dio per la redenzione

Il titolo di questa sequenza è la prima frase di questo inno: “Victimae Paschali Laudes immolent christiani” (I cristiani offrano sacrifici di lode alla vittima pasquale). Vuole sottolineare la grande riconoscenza verso Gesù per averci salvati. Gli ebrei, per ringraziare il Signore, offrivano dei sacrifici di animali; noi cristiani non dobbiamo offrire degli animali al Padre per ringraziarlo, Gesù stesso, l’Agnello di Dio, offre sé stesso al Padre in sacrificio.

La lettera agli Ebrei dice che Gesù «Non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso» (Eb 9,25-26). Gesù ha offerto il suo sacrificio per tutti noi una volta per tutte e per questo il canto dice:

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Gesù vince sempre

La seconda strofa di questa sequenza mostra un duello immaginario tra la morte e la vita. Il Venerdì Santo abbiamo contemplato Gesù che veniva rapito dalla morte che voleva trattenerlo con sé, ma Gesù si rivela più forte. Lui aveva detto: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11,25).

Noi vedremo sempre questo duello nella nostra vita, tra la Grazia (la vita) e il peccato (la morte), tra la gioia e la tristezza, tra la speranza e la disperazione. Non dobbiamo meravigliarci se in questa pandemia sentiamo la tentazione di cedere alla tristezza, alla paura, al fremito per tutto ciò che sta accadendo. Anche Cristo è stato prigioniero della morte, ma alla fine ha vinto!

Con Gesù abbiamo la vittoria assicurata, anche se le cose si mettono veramente male. Lui non perde mai. Chi resta con Lui vincerà, chi abbandona la barca, annegherà. Questo è ciò che dice la seconda strofa:

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

Fede è fidarsi

La terza strofa immagina un dialogo con Maria Maddalena che torna dal sepolcro. Lei non ha ancora visto Gesù vivo, si era recata al sepolcro insieme ad altre donne per ungere il corpo di Gesù e, cosa trova? La pietra rotolata via, la tomba vuota, il lenzuolo e le vesti per terra e degli angeli che dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24,5-6).

Noi non abbiamo mai visto Gesù in carne e ossa, conosciamo la sua vita, leggiamo il suo vangelo, andiamo a trovarlo in chiesa, lo riceviamo nell’Eucaristia, ma tutto questo lo facciamo per fede. Noi ci fidiamo della sua parola e della testimonianza di coloro che lo hanno visto.

Quando uno si fida di Gesù lui non può non giungere nel suo cuore. Lui ci ha promesso la sua compagnia e la sua gioia. Che le sofferenze e l’apparente vittoria della morte e della tristezza non ci uccidano la speranza. Questo è ciò che ci dice la quarta strofa:

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Fede è certezza

Noi non seguiamo il ricordo di un uomo che è morto tanti secoli fa, ma seguiamo Gesù vivo, che è morto per noi, sì, ma che è risorto. Se vogliamo che Dio ci stia vicino non ci dobbiamo accontentare con un “spero che mi guardi”, “vediamo se mi dà una mano”: tutto ciò deve essere una certezza.

I nostri fratelli orientali non si fanno gli auguri di Pasqua, ma quando si incontrano il giorno della risurrezione dicono: “Cristo è risorto!” e l’altro risponde: “È veramente risorto!”. Che sia questa la nostra convinzione, come dice l’ultima strofa della sequenza.

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.


Sequenza Victimae Paschali Laudes su YouTube