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In contatto diretto con Dio

I discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35)

Il 24 aprile sono passati due mesi da quando le messe in pubblico sono state interrotte. I nostri cristiani sono stati privati di ciò che abbiamo di più sacro e bello: Gesù Eucaristia. Abbiamo sempre sperimentato che ricevere il corpo di Gesù fa molto bene all’anima: ci consola nella sofferenza, ci aiuta a vivere secondo il suo volere, ci rende più forti, ci fa crescere nell’amore e ci rende più simili a lui. 

Ma… senza la comunione eucaristica, cosa possiamo fare? Gesù ci ha abbandonato? Siamo davvero privi di tutte le grazie che Gesù ci dà attraverso il Santissimo Sacramento? 

Gesù sempre presente

Il vangelo di questa domenica ci presenta due discepoli di Gesù che, delusi da come era andata a finire l’avventura del Maestro, si dirigono a Emmaus pieni di tristezza e di paura. San Luca ci racconta che «mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo».

L’Eucaristia è un mezzo privilegiato per unirci a Dio, ma senz’altro non è l’unico mezzo. Gesù è sempre con noi, ci chiama a sé in tanti modi e in ogni momento. Il problema è che noi non sempre sappiamo ascoltarlo, ci succede come a questi discepoli di Emmaus i cui occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ci sono tante cose che ci impediscono di vedere Gesù. Alcune volte sono le cose di questo mondo che ci assorbono e ci fanno dimenticare la dimensione spirituale della nostra vita. Altre volte le sofferenze ci mettono i paraocchi all’anima e ci fanno vedere solamente dolore, siamo tanto incentrati nella nostra afflizione che non vediamo il bello della nostra vita. 

Questo è ciò che è successo ai discepoli di Emmaus, non hanno riconosciuto Gesù perché erano delusi, si aspettavano un Messia trionfatore in modo umano e si erano chiuso persino alla possibilità di una vera risurrezione di Gesù. 

«Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Metterci all’ascolto

I due discepoli del Vangelo si mettono a parlare con Gesù, gli raccontano cosa era successo a Gerusalemme il venerdì prima, gli pongono domane, lo ascoltano. Non lo hanno ancora riconosciuto ma hanno un vero desiderio di Dio! Forse è questo ciò che alle volte ci frena: ci manca un sincero atteggiamento di ascolto.

Questa pandemia purtroppo ha condizionato persino alcuni bravi e ferventi cristiani che, davanti alla privazione dell’Eucaristia, si sono sentiti abbandonati, persi e quasi disperati. Se riuscissimo ad ascoltare i loro cuori potremmo forse sentire qualcosa come “Noi speravamo di avere sempre la comunione! Invece questa pandemia ci ha tolto ogni gioia…; con tutto ciò, sono passati due mesi da quando tutta questa emergenza è cominciata. Alcuni dei nostri cristiani stanno ritrovando la preghiera personale e in famiglia e i sacerdoti si fanno in quattro per non abbandonare spiritualmente il popolo, ma… non possiamo ancora ricevere l’Eucaristia”.

È bello che ci teniamo tanto alla Comunione, ma il grande trionfo del demonio sarebbe se noi ci chiudessimo a tutte le altre fonti di grazia. L’Eucaristia è sorgente ineguagliabile di bene spirituale, è Cristo in corpo e anima e non solo spirituale, ma tutte le grazie che Dio ha preparato per noi possono essere ricevute se restiamo aperti all’azione del Signore e se facciamo tutto il possibile per unirci a Lui.

Il momento più bello di questo incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus è stato senz’altro quando lo riconoscono nello spezzare il pane, ma S. Luca ci racconta che avevano già trovato pace e gioia quando si erano messi a parlare con Lui, anche se non lo avevano ancora riconosciuto. Erano riusciti a rivedere la luce e per questo hanno insistito: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».

Dio ci parla

Ogni volta che dico che la preghiera è un dialogo con Dio, c’è sempre qualcuno che mi chiede: “Come dici che è un dialogo se io parlo e Dio non mi risponde?”. Dio parla sempre, ma forse noi stiamo aspettando parole “fisiche” da parte sua, Lui però non ci accontenta, ci parla sì, ma al cuore.

Non vogliamo adesso spiegare come ascoltare la voce di Dio nel silenzio del cuore, ma dobbiamo riscoprire il grande insegnamento che ci dà questo brano dei discepoli di Emmaus: Dio ci parla forte e chiaro attraverso la Scrittura.

Ogni volta che noi entriamo in contatto con il Vangelo e con gli altri scritti sacri stiamo veramente ascoltando la voce di Dio. Alla fine della lettura della messa ascoltiamo: “Parola di Dio”, che non vuol dire solo che Dio l’ha detta molti secoli fa, non è solo un ricordo di un suo insegnamento, ma ogni volta che noi ascoltiamo o leggiamo la Bibbia Dio si mette a parlare, e la cosa più bella è che Dio si rende veramente presente.

Questa è una cosa che non succede con altri libri. Se leggi un romanzo o un’autobiografia tu ascolti ciò che l’autore scrive, attraverso il suo racconto egli si rende presente in certo senso, ma lui si trova da un’altra parte, non è lì con noi, è presente il suo pensiero ma non è presente lui in persona. Quando invece noi entriamo in contatto con la Parola di Dio, è presente non solo il suo insegnamento, ma veramente Lui, in persona! Per questo ogni momento di lettura della Scrittura è un vero atto di preghiera, entriamo veramente in contatto con Dio.

I discepoli di Emmaus lo hanno sperimentato durante la strada, per questo, quando Gesù è sparito, si sono detti l’uno all’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Noi possiamo entrare sempre veramente in contatto con Gesù nella nostra stanza, in cucina, in giardino, in treno, ovunque! Basta prendere il Vangelo o un altro libro della Bibbia e leggere un brano, coscienti che in quel momento siamo in contatto non solo con la Parola di Dio ma con Dio stesso che ci illumina, ci consola e ci dà forza.

Siamo in attesa di tornare a riprendere la Comunione e sembra che il momento sia molto vicino. Lo speriamo davvero! Ma non dobbiamo perdere tempo, ma continuare il dialogo con Dio. Non abbiamo ancora l’Eucaristia ma nessuno ci ha tolto Dio. Leggiamo ogni giorno la Scrittura, che ci mette veramente in contatto con il nostro Signore.